Raccomandazioni per il consumo di latticini
Il consumo di prodotti lattiero-caseari è raccomandato da tutte le Linee Guida alimentari di tutti i Paesi del mondo e ciò soprattutto per il loro apporto di determinati nutrienti.
SOMMARIO USCITA 100:
- Cambiamenti suggeriti nelle scelte alimentari
- Raccomandazioni per il consumo di latticini
- Conclusioni sul consumo dei latticini nella prevenzione di sovrappeso e obesità
Sul sito della FAO sono ospitati, alcuni solo in lingua originale come le Linee Guida italiane e altri anche in inglese, tutti i documenti nazionali disponibili.
Il consumo di latte e derivati è raccomandato da tutte le Linee Guida alimentari di tutti i Paesi del mondo per il loro apporto di specifici nutrienti, come proteine di alta qualità, calcio estremamente biodisponibile, vitamine, ecc.
Risulta ora evidente che stimolare un maggiore consumo di prodotti lattiero caseari possa costituire una strategia di salute pubblica a basso costo e di estrema efficacia, soprattutto in quei Paesi a basso consumo come il nostro (16) o negli USA (17), nei quali la prevalenza dell’eccedenza ponderale è piuttosto alta, soprattutto a livello infantile.
Come abbiamo già descritto in un numero precedente de Lattendibile #98, tra le varie raccomandazioni alimentari c’è una generale tendenza nel suggerire prodotti a basso contenuto di grassi, anche come strategia per il contenimento dell’eccedenza ponderale, ma questa review sembrerebbe non portare ulteriore conferma della necessità di consumare prodotti a basso contenuto di grassi, poiché non c’è evidenza di una protezione migliore.
Precedenti meta-analisi, come quella di Schwingshackl (18), avevano esplorato l’associazione tra prodotti lattiero caseari e gli esiti di salute, con il solo confronto tra quei gruppi che consumavano più latticini con chi ne consumava meno, e anche loro hanno trovato una riduzione significativa (27%) per il gruppo latticini, 19% per lo yogurt e 17% per i latticini interi, ma ovviamente un’analisi di questo tipo, che confronta il livello più alto di consumo con quello più basso, può dare indicazioni sull’impatto complessivo ma non permette di ricavare invece indicazioni più precise sulla relazione dose-risposta, come invece accade nel lavoro di Feng e collaboratori che è oggetto di questo numero (14).
Un’altra meta-analisi precedente, stavolta con relazione dose-risposta, era stata effettivamente pubblicata nel 2012 da Soedamah-Muthu (19) il quale trova che tutti i latticini (9 studi con un range di consumo tra 100 e 700 g/giorno), i latticini magri (6 studi con range di consumo tra 100 e 500 g/giorno) e latte (7 studi con un range di consumo tra 100 e 500 g/giorno) una associazione inversa e lineare con il rischio di ipertensione.
Per quanto riguarda il diabete di tipo 2 sono moltissimi gli studi di coorte, perché molto forte è l’evidenza di un effetto protettivo. Le precedenti meta-analisi sono numerose (20-24) e hanno già indagato la relazione tra prodotti lattiero-caseari e diabete di tipo 2.
Quest’ultima meta-analisi ha incluso altri 10 ulteriori e nuovi studi di coorte, che hanno permesso di aumentare la numerosità del campione e di mettere in evidenza che i latticini totali e lo yogurt hanno mostrato un’associazione inversa con l’incidenza del diabete di tipo 2, che era coerente con le precedenti meta-analisi. Per quanto riguarda il diabete, la protezione era evidente solamente con i prodotti a basso contenuto di grassi.
Queste componenti hanno un impatto favorevole sulla prevenzione dell’eccesso di peso corporeo, sull’ipertensione, sul metabolismo glucidico, sulla sensibilità all’insulina e sull’insulino-resistenza (25-28).
Poiché migliorano anche l’escrezione renale di sodio, bloccano i canali del calcio, riducono le concentrazioni di calcio intracellulare e aumentano la sintesi di ossido nitrico (29-31), si può spiegare in questo modo anche l’azione sulla pressione arteriosa.
Ma queste componenti sono contenute sia nei prodotti interi che in quelli a basso contenuto di grasso e quindi gli autori attribuiscono la maggiore protezione da parte dei prodotti a basso contenuto di grasso con il possibile effetto di saturi e/o sale di ostacolo all’assorbimento di calcio e magnesio, contrastandone gli effetti favorevoli; c’è anche da dire però che il numero di studi che differenzia il consumo di prodotti interi è ancora piuttosto basso.
Inoltre, questo risultato può non essere tanto dovuto al minore consumo di grassi saturi o sale, quanto piuttosto alla maggiore attenzione all’alimentazione, alla salute, alla scelta di stili di vita più sani e attivi nelle persone che scelgono latticini a basso contenuto di grassi. Per quanto riguarda il sovrappeso o l’obesità, l’associazione tra latticini a basso contenuto di grassi invece non è significativa e questo può essere dovuto al fatto che solamente due studi sono stati idonei ad essere inclusi nella meta-analisi e si rendono pertanto necessari ulteriori studi per confermare o disconfermare questi risultati.
Il consumo di yogurt è invece altamente e coerentemente correlato con la diminuzione del rischio per tutti e tre gli esiti di salute e gli autori chiamano in causa diversi meccanismi: i nutrienti nello yogurt possono essere più biodisponibili rispetto ad altri prodotti lattiero-caseari (32) e il calcio può ridurre la lipogenesi e aumentare la lipolisi mediante la soppressione della formazione di 1,25 diidrossivitamina D e la secrezione dell’ormone paratiroideo, oltre che mediante la promozione della formazione di saponi di calcio nell’intestino, con conseguente aumento dell’escrezione e riduzione dell’assorbimento dei grassi. Ma questo è un effetto che è condiviso da tutti i prodotti lattiero caseari. La differenza fondamentale tra yogurt e altri prodotti del gruppo, o almeno molti di questi, è la fermentazione.
Questo processo non solo arricchisce il prodotto di batteri probiotici, che hanno dimostrato di migliorare il profilo lipidico e lo stato antiossidante nei pazienti diabetici, di ridurre la colesterolemia e di inibire l’enzima di conversione dell’angiotensina, con conseguente riduzione della pressione sanguigna (33), ma durante la fermentazione si formano peptidi bioattivi come isoleucina-prolina-prolina (IPP) e valina-prolina-prolina (VPP) i quali promuovono effetti antiipertensivi inibendo l’enzima di conversione dell’angiotensina (34).
CONCLUSIONI
In conclusione, la meta-analisi ha messo bene in evidenza un’ampia gamma di azioni benefiche dei latticini in relazione a eccedenza ponderale, ipertensione e rischio di diabete di tipo 2.
I risultati sono frutto di una enorme revisione di articoli scientifici e pertanto l’evidenza è ben chiara e sostenuta. Soprattutto si è riusciti ad esaminare accuratamente le relazioni dose-risposta e le associazioni lineari/non lineari, che possono costituire un ulteriore supporto scientifico allo sviluppo di Linee Guida e raccomandazioni sul consumo di prodotti lattiero-caseari, non solo come contribuzione all’equilibrio nutrizionale, ma anche come prevenzione delle patologie croniche. Il livello di attendibilità è alto, come comprovato dal valore NUQUEST* superiore all’80%.
Il fatto che l’assunzione di prodotti lattiero caseari risulti protettiva per sovrappeso, obesità, ipertensione e diabete di tipo 2, suggerisce che con strumenti di informazione e di educazione alimentare si ha la possibilità di intervenire precocemente su condizioni che, ove protratte nel tempo, mettono a serio rischio la salute di una fetta sempre maggiore di popolazione e che sono tra le sfide che ci troveremo ad affrontare nei prossimi venti anni.
In una popolazione che, come la nostra, consuma pochissimo latte e yogurt, un intervento che implichi un piccolo incremento dei consumi, potrebbe comportare un’apprezzabile riduzione di incidenza di malattie croniche e degli altissimi costi sociali e materiali che ne derivano.
*NUQUEST è acronimo di Nutrition QUality Evaluation Strengthening Tools, uno strumento che si basa sulle liste di controllo della Scottish Intercollegiate Guidelines Network, per studi randomizzati controllati, studi di coorte e studi caso-controllo, messo a punto per valutare forza e correttezza degli studi nutrizionali.
A cura di: Prof. Andrea Ghiselli, Direttore del Master di I livello in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica Applicata, Unitelma Sapienza, Roma.
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