Il consumo di formaggi e prodotti lattiero caseari, specie se fermentati, si associa a una relazione inversa con trigliceridi elevati e MetS. Migliorano inoltre i tassi di colesterolo HDL circolante.

Le evidenze sono documentate da studi robusti di letteratura: formaggi, latte e derivati, ovvero i prodotti lattiero-caseari nella loro più ampia varietà, inseriti in una dieta mediterranea, varia e bilanciata non si associano al rischio di malattie cardiovascolari e/o di sindrome metabolica, ma anzi contribuiscono a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, con risultati di efficacia ancora maggiori in caso di prodotti fermentati.

 

Riduzione del rischio cardiovascolare

L’ipertrigliceridemia rappresenta uno fra i principali fattori di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari. L’aumento dei livelli di grassi nel sangue, in ambito alimentare, viene frequentemente associato all’elevato consumo di prodotti di origine animale, tra cui anche i lattiero-caseari: una relazione che è stata tuttavia smentita da studi di ampia portata. Tra questi, una ricerca condotta da Istituzioni spagnole e americane su oltre 6500 uomini e donne di età media 65 anni, obesi e/o in sovrappeso, dunque a maggior rischio cardiovascolare.

 

I risultati dello studio hanno evidenziato, in soggetti aderenti a una dieta mediterranea inclusiva anche di formaggi, un quadro clinico migliore e livelli di trigliceridi inversamente associati al consumo di prodotti lattiero-caseari: tanto maggiore era l’introito di formaggi, quanto inferiori erano i valori di trigliceridi nel sangue. Inoltre, secondo dato a favore, soggetti la cui dieta prevedeva un alto contenuto di formaggi mostravano livelli più elevati di colesterolo “buono” (HDL), cruciale nella prevenzione di patologia cardiovascolare.

 

Importante evidenza: i formaggi riducono il rischio di alterazione dei livelli di trigliceridi e migliorano i tassi di colesterolo “buono” (HDL) nel sangue. Associazione dimostrata anche in popolazioni fragili, come gli anziani: uno studio australiano condotto fra 226 residenti in RSA, età media 85,5 anni, 70% donne, ha attestato che i grassi totali e saturi, derivanti dal consumo di carne e latticini, sono associati a livelli sierici di colesterolo HDL più elevati, e che l’assunzione di grassi da latte e il numero di porzioni è associata a un rapporto più basso tra colesterolo totale sierico a digiuno (TC) e colesterolo HDL.

Dunque, l’assunzione di latticini e carni nelle quantità raccomandate in anziani istituzionalizzati migliora potenzialmente l’assunzione di nutrienti necessari alla terza età, con un danno limitato per la salute cardiovascolare.

 

Contrasto alla sindrome metabolica

I prodotti lattiero-caseari fermentati, dai formaggi agli yogurt, non sono associabili al rischio di sindrome metabolica. Condizione che aumenta di 2-3 volte la probabilità di malattia cardiovascolare. Le prime attestazioni in questa direzione sono emerse da diversi studi e metanalisi dell’Università di Soochow (China) e confermate anche da ricerche più recenti. Tra queste, uno studio trasversale fra i residenti di Suzhou Industrial Park, Cina, che ha voluto indagare la possibile associazione tra consumo di latte e derivati e/o astensione, e sindrome metabolica, comprese le implicazioni associate.

 

I risultati dello studio, che ha incluso un totale di 5149 partecipanti, non evidenziano significative differenze tra i due gruppi. Ma, dato a favore, i consumatori di latte mostravano minori probabilità di avere circonferenza della vita, trigliceridi e pressione sanguigna elevati.

 

Dal confronto incrociato con altri studi pubblicati, il maggiore consumo di latte risulta inversamente associato al rischio di sindrome metabolica e delle sue implicazioni, eccetto l’elevata glicemia a digiuno.

 

Ancora, una revisione sistematica e una meta-analisi di studi osservazionali che hanno analizzato l’associazione tra consumo di prodotti lattiero-caseari e rischio di sindrome metabolica (MetS) negli adulti, evidenziano che il maggiore consumo di latticini si associa a una riduzione di sindrome metabolica dal 14 al 17%. Inoltre, si verifica una significativa riduzione del 6% del rischio di MetS per ogni incremento di porzione/giorno di latticini. Pertanto i risultati suggerirebbero una relazione dose-risposta inversa tra consumo di latticini e rischio di MetS.

 

Riduzione delle concentrazioni seriche di colesterolo

Attuali studi di laboratorio e sull’uomo suggeriscono una moderata azione ipocolesterolemizzante dei prodotti lattiero-caseari fermentati. Azione riconducibile ai batteri che, nell’intestino crasso, favoriscono la fermentazione dei carboidrati associata all’aumento della produzione di acidi grassi a catena corta. Questi, a loro volta, riducono le concentrazioni di colesterolo circolante inibendo la sintesi del colesterolo epatico o ridistribuendo il colesterolo dal plasma al fegato.

 

Inoltre, l’aumento dell’attività batterica nell’intestino crasso determina una maggiore deconiugazione degli acidi biliari e dunque il migliore assorbimento a livello della mucosa intestinale. Il colesterolo, precursore degli acidi biliari, verrebbe quindi sfruttato per la sintesi degli acidi biliari stessi. Una serie di meccanismi che spiegherebbe l’associazione tra consumo di latte fermentato e diminuzione delle concentrazioni di colesterolo circolante.

 

Riferimenti:

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