Sono numerosi gli studi di approfondimento relativi ai meccanismi specifici che stanno alla base della relazione tra cibi fermentati e risposta immunitaria.
Ad affrontare il tema dei benefici dei formaggi probiotici sono stati i ricercatori dell’Università di Turku con uno studio pubblicato su “FEMS Immunology & Medical Microbiology” in cui sono stati valutati gli effetti del HN001 rhamnosus e del Lactobacillus acidophilus NCFM su un gruppo di anziani di età compresa tra i 72 e i 103 anni.
Suddivisi in due gruppi, i volontari sono stati invitati a consumare una fetta di pane con formaggio Gouda a colazione per quattro settimane: i soggetti del primo gruppo avevano a disposizione il formaggio probiotico, quelli del secondo la versione tradizionale. Dalla valutazione dei parametri relativi all’immunità di tutti i partecipanti è emerso un dato interessante e promettente: nel primo gruppo è stato osservato un chiaro aumento dell’immunità naturale e acquisita attraverso l’attivazione delle cellule NK (particolarmente importanti per il riconoscimento di cellule tumorali e virali) e un aumento dell’attività fagocitaria. L’autore principale dello studio, il dottor Fandi Ibrahim, ha dichiarato: “L’assunzione di batteri probiotici è in grado di migliorare la risposta immunitaria attraverso gli alimenti e ora abbiamo scoperto che anche il formaggio può essere un vettore degli stessi batteri”.
Tra i vari studi di approfondimento relativi ai meccanismi specifici che stanno alla base della relazione tra cibi fermentati e risposta immunitaria, uno – particolarmente interessante – arriva dall’università di Lipsia: un metabolita prodotto dai lattobacilli sarebbe in grado di legarsi a uno specifico recettore idrossicarbossilico presente sulla superficie delle cellule immunitarie. Solo l’uomo e i grandi primati sono dotati di questo recettore in grado di rilevare la presenza di metaboliti prodotti dai batteri dei cibi fermentati. L’attivazione di questo recettore che stimola le cellule immunitarie potrebbe rappresentare, in futuro, un interessante potenziale terapeutico per il trattamento delle malattie infiammatorie.
I CIBI UTILI E QUELLI DANNOSI PER IL MICROBIOMA
Il progetto LifeLine della University of Groningen ha provato a stabilire correlazioni tra composizione del microbioma e stili di vita, Identificando 60 fattori alimentari che influenzano la diversità del microbioma. Ecco i risultati.
Tra le abitudini alimentari che sembrano favorirlo positivamente ci sono caffè, tè, yogurt e vino rosso, mentre un’alimentazione tipicamente occidentale e ricca in calorie porta, invece, a una flora batterica meno eterogenea.
Tra gli alimenti più destabilizzanti sul microbioma ci sono la carne, le farine raffinate, lo zucchero, i grassi di scarsa qualità, gli additivi e i conservanti.
Tra i cibi promossi ci sono legumi, cereali integrali, frutta, verdura (in particolare asparagi, carote, aglio, topinambur, porri, cipolle, ravanelli e pomodori), probiotici come yogurt e gli altri latti fermentati, formaggi fermentati come il Gorgonzola, crauti e verdure fermentate, kefir, miso, tempeh, aceto di sidro di mele e tè kombucha (bevanda fermentata a base di tè e di una coltura di batteri e lieviti).
Autore:
SAMANTHA BIALE, nutrizionista-diet coach e giornalista
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