Rinunciare totalmente ad alimenti contenenti lattosio è necessario solo in casi specifici e dietro suggerimento medico. In caso contrario è inutile e dannoso.
intolleranza al lattosio si alimenta della cattiva informazione: sempre più persone si auto diagnosticano un deficit di lattasi in base a teorie lette su internet, senza rivolgersi al medico curante ed eseguire accertamenti. Ma l’eliminazione, senza giusta causa, dalla propria dieta di tutti i prodotti contenenti lattosio è inutile e persino dannosa.
I principali alimenti con cui assumiamo questo zucchero sono latte vaccino, formaggi freschi, burro, panna e gelato. Il lattosio è inoltre presente come ingrediente in alcuni insaccati, come il prosciutto cotto, e in farmaci o integratori.
A livello mondiale, le statistiche relative al numero di soggetti che presentano un deficit di lattasi parlano di circa il 70% della popolazione nell’Europa del sud, il 30% nell’Europa centrale, il 5% nel nord Europa e di circa una persona su quattro negli Stati Uniti. Qual è la situazione in Italia? Circa il 40% dei nostri connazionali presenta una non persistenza della lattasi.
Cause e forme dell’intolleranza al lattosio
L’intolleranza è dovuta alla perdita dell’enzima lattasi in grado di scindere il lattosio nei due zuccheri semplici, galattosio e glucosio. Generalmente la causa di questa anomalia è genetica (con il passare degli anni, il duodeno perde la capacità di produrre questo enzima), ma può essere anche una conseguenza di problemi acuti (virus) o cronici della mucosa intestinale (celiachia, morbo di Crohn). Infine, può essere dovuta a deficit transitori causati dall’alterazione batterica intestinale a seguito di una dieta scorretta o di una aggressiva terapia antibiotica.
È necessario sottolineare che il deficit di lattasi può raramente definirsi assoluto. La forma più comune di intolleranza è borderline: l’attività enzimatica è effettivamente ridotta ma solo nel 50% dei casi emergono i sintomi tipici, quali gonfiore, dolore addominale e diarrea.
I fattori che possono alterare l’intensità del disagio sono molteplici: quantità di lattosio ingerito, abbinamento con determinati cibi durante il pasto, forma sotto la quale viene assunto il lattosio, velocità del transito intestinale e, per finire, sensibilità viscerale.
La maggior parte degli intolleranti è in grado di assumere una certa quantità di lattosio senza presentare effetti collaterali. Studi scientifici avallati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, hanno fissato questo limite a circa 12 grammi in un’unica assunzione, l’equivalente di un bicchiere di latte.
Chi può definirsi intollerante al lattosio?
Un deficit di lattosio può e deve essere diagnosticato solamente da un medico o da un nutrizionista, dopo un’attenta analisi e specifici test. Saranno loro a prescrivere una dieta equilibrata, con il giusto apporto di alimenti ricchi di calcio.
La cura non può certamente essere “fai da te”. Una dieta senza lattosio, infatti, potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute. Tutti i benefici di questa sostanza verrebbero a mancare con conseguenze pericolose: riduzione della concentrazione di sostanze ad azione antinfiammatoria e acidificante nel colon, mancata stimolazione della proliferazione della flora batterica “buona” per contrastare le specie batteriche indesiderate nell’intestino, carenza di calcio e vitamina D, essenziali per il benessere delle ossa.
All’insorgere dei primi sintomi reali di intolleranza, la maggior parte dei nutrizionisti consiglia una graduale riduzione del consumo di latte e latticini, ma non un’eliminazione completa e repentina. L’assunzione di piccole quantità giornaliere, infatti, aiuta l’intestino a produrre lattasi. Un ulteriore apporto può essere fornito integrando la dieta con fermenti probiotici.
Un’eventuale rinuncia totale di lattosio sarà indispensabile nel momento in cui questi tentativi non portassero ad alcun risultato positivo.
Una dieta senza lattosio non vuol dire una dieta senza latte
I prodotti ottenuti con latte delattosato hanno lo stesso gusto e valore nutrizionale dei loro omologhi tradizionali. Il mercato di prodotti lattiero-caseari realizzati con latte delattosato è cresciuto del 38% negli ultimi cinque anni e del 13,5% nell’ultimo anno.
Yogurt e latti fermentati, inoltre, sono a basso contenuto di lattosio. Infine, i formaggi a lunga stagionatura contengono livelli di questo zucchero prossimi allo zero, quindi via libera a Grana Padano e Parmigiano Reggiano ad esempio.
Per maggiori informazioni su come e perché seguire una dieta lactose free senza rinunciare ai latticini leggi il numero de Lattendibile che trovi qui di seguito.
Il lattosio è diventato un “sorvegliato speciale” nelle diete di molte persone che stanno cambiando radicalmente le proprie abitudini alimentari. A volte, senza motivo. Ecco come porsi di fronte alla questione lattosio, senza fare scelte o sacrifici inutili.
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