Sono stati fatti importanti progressi nella comprensione dei meccanismi protettivi del consumo di latticini contro la demenza e il declino cognitivo.

SOMMARIO USCITA 104:

  • I fattori che influenzano la funzione cognitiva
  • Come i nutrienti dei formaggi contrastano le demenze e il declino cognitivo

I fattori che influenzano la funzione cognitiva

Attività fisica, dieta Mediterranea, consumo moderato di vino e, in particolare, assunzione di derivati del latte fermentati nella mezza età, sono elementi efficaci nel ritardare, o addirittura prevenire, il declino cognitivo e svariate forme di demenza. Al contrario, una storia di diabete, carenza cronica di vitamina D e vitamina K, sono elementi che hanno dimostrato di essere notoriamente associati alla promozione della senescenza cognitiva. (3)

Tutte queste evidenze hanno prodotto un crescente interesse verso la relazione che appare, sempre più chiaramente, esistere tra alimentazione e salute delle funzioni cognitive. Le più recenti e consolidate evidenze sottolineano, in particolare, come:

  • un modello alimentare caratterizzato da un elevato apporto di prodotti a base di soia, verdure, alghe, latte, formaggi e latticini, insieme a un moderato apporto di prodotti a base di cereali (soprattutto se raffinati), è associato a un ridotto rischio di sviluppare demenza;
  • un elevato apporto di verdure a foglia verde scuro, ricche quindi di fillochinone, beta-carotene e alfa-tocoferolo potrebbe apportare benefici ad alcuni domini cognitivi negli anziani, migliorando sia l’apprendimento che la memoria.
  • un adeguato consumo di latte, formaggi e latticini riduce il rischio generale di sviluppare demenza, in particolare la demenza di Alzheimer, associandosi soprattutto alla possibilità di conservare a lungo una soddisfacente velocità di elaborazione cognitiva delle informazioni. (3, 5)

Alcuni ricercatori giapponesi hanno recentemente condotto un’analisi di dati trasversali disponibili sulla relazione tra consumo di formaggio e funzione cognitiva negli anziani che vivono in comunità. Da tale analisi sono emersi risultati che indicano come il consumo di formaggio e derivati caseari fermentati in generale, sia inversamente associato al rischio di deficit cognitivi. In altre parole, il consumo adeguato di questi preziosi alimenti esercita un ruolo sia per conservare le capacità funzionali cognitive che nel preservare l’integrità anatomica del tessuto nervoso rallentando i fisiologici processi di invecchiamento. (3)

Tuttavia, per esplorare in modo approfondito la relazione che esiste tra il consumo di formaggio e funzione cognitiva, i ricercatori hanno condotto analisi di regressione multipla utilizzando tre modelli. I risultati indicano, in conclusione, come il consumo di formaggio o comunque di prodotti lattiero-caseari fermentati stagionati sia inversamente associato a una funzione cognitiva inferiore, in modo peraltro assolutamente significativo.

A conclusioni analoghe, infine, sono giunti anche altri due team di ricerca, rispettivamente olandesi e giapponesi. (6, 7) Arricchendo la dieta con formaggi stagionati per tre mesi consecutivi, sia in donne anziane con lieve deterioramento cognitivo che su una popolazione di anziane in generale, i ricercatori hanno potuto riscontrare una migliore performance nella velocità di elaborazione delle informazioni ricevute ma anche un interessante e significativo aumento del fattore neurotrofico (BDNF). SI tratta di una neurotrofina, studiata tra le altre cose anche dal premio Nobel Rita Levi Montalcini, essenziale per la sopravvivenza neuronale, la plasticità sinaptica e la funzione cognitiva, la cui deregolazione è coinvolta in diversi disturbi neurodegenerativi. (8)

Come i nutrienti dei formaggi contrastano le demenze e il declino cognitivo

Sono stati fatti importanti progressi nella comprensione dei meccanismi protettivi del consumo di latticini contro la demenza e il declino cognitivo. Recentemente, ad esempio, è emerso che le molecole Oleamide e Deidroergosterolo, due preziosi componenti presenti nei formaggi a crosta fiorita che si generano durante i processi di fermentazione, sono i nutrienti responsabili di una importante attività antinfiammatoria a livello del tessuto nervoso cerebrale.

I meccanismi protettivi di Oleamide e Deidroergosterolo sono complessi e implicano molteplici livelli di intervento come la soppressione della produzione di citochine e chemochine infiammatorie, la fagocitosi microgliale, l’induzione della differenziazione della microglia nel tipo antinfiammatorio M2 nonché la soppressione dell’attività di enzimi critici per tutti i processi infiammatori quali iNOS e COX2, così come schematizzato in figura 2. (9, 10)

Figura 2.
Meccanismi biochimici di azione di Oleamide e Deidroergosterolo contenuti nei derivati latto-caseari fermentati. (Modificato da 10)

Il potenziale di questi nutrienti, tuttavia, è molto più ampio di quanto ci si possa attendere. L’Oleamide, ad esempio, molecola derivata dall’acido oleico prodotta sia dai mammiferi che sintetizzata dai funghi Penicillium durante le fasi fermentative dei latticini, ha la peculiarità di accumularsi nel liquido cerebrospinale degli animali durante la privazione del sonno svolgendo un potente ruolo di induttore del sonno rivelando, quindi, potenziali applicazioni nel trattamento dei disturbi dell’umore e del ritmo veglia-sonno. (11, 12) L’Oleamide lega anche il recettore dei cannabinoidi 2 (CB2), presente sulla superficie delle cellule immunitarie (monociti, macrofagi e cellule B) e sulla microglia con un effetto complessivo di neuroprotezione importante. (13, 14)

Figura 1. Formule di struttura delle molecole Deidroergosterolo (A) e Oleamide (B)

Se si considera che l’infiammazione neurale è coinvolta non solo nella demenza ma anche in altri disturbi neuronali tra cui la depressione, il disturbo d’ansia e la sindrome della stanchezza cronica, si comprende chiaramente come il ruolo dei derivati fermentati lattiero-caseari possa assumere un significato rilevante nell’ambito di una dieta mirata alla prevenzione di questi quadri clinici sempre più impattanti nella società moderna. (10)

La conferma scientifica di tutti questi effetti arriva da studio randomizzato in doppio cieco condotto sulla popolazione giapponese, pubblicato lo scorso marzo su Frontiers in Nutrition. (15)

Il team di ricercatori guidato dal dr. Furuichi di Tokyo ha evidenziato come l’assunzione giornaliera di 60μg di Oleamide, ottenuta ad esempio dalla fermentazione di latte mediante Penicillium Camembert, sia in grado di migliorare le funzioni cognitive globali e la memoria a breve termine in individui interessati da forme di declino cognitivo. In aggiunta, i soggetti che assumevano quotidianamente Oleamide hanno riportato anche un interessante miglioramento della qualità del sonno, con importanti ricadute positive sul quadro generale di salute che meriteranno ulteriori approfondimenti. È interessante considerare come tutti questi effetti benefici si mantengano nel tempo grazie al protrarsi dell’assunzione di Oleamide o, meglio ancora, di quantità adeguate di formaggi che la contengono.

Resta, infine, ancora da approfondire l’effettivo peso dei contributi addizionali di tutti gli altri preziosi nutrienti presenti nei derivati del latte quali, ad esempio, gli acidi grassi e i peptidi generati durante la fermentazione casearia. Sulla base delle prove attuali, l’assunzione regolare di latticini e dei loro componenti molecolari o microbici appare comunque avere il potenziale per contribuire alla prevenzione della demenza e del declino cognitivo in modo piuttosto chiaro.

In conclusione, emerge pertanto ancora una volta chiaro come alimentazione variata ed equilibrata, abitudini quotidiane, riposo adeguato ed esercizio fisico regolare siano fattori importantissimi strettamente correlati al mantenimento di una buona salute neuronale, elemento fondamentale per attuare una efficace prevenzione dei disturbi cognitivi sia nell’adulto che nell’anziano, garantendo le condizioni per un soddisfacente livello di benessere.

 

A cura della Redazione.

1. Grande G, Qiu C, Fratiglioni L. Prevention of dementia in an ageing world: Evidence and biological rationale. Ageing Res. Rev. 2020, 64, 101045.
2. Livingston G, Huntley J, Sommerlad A, et al. Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission. Lancet 2020, 396, 413–446
3. Kim H, Osuka Y, Kojima N, et al. Inverse Association between Cheese Consumption and Lower Cognitive Function in Japanese Community-Dwelling Older Adults Based on a Cross-Sectional Study. Nutrients. 2023 Jul 18;15(14):3181. doi: 10.3390/nu15143181.
4. https://www.salute.gov.it/portale/demenze/dettaglioContenutiDemenze.jsp?lingua=italiano&id=2402&area=demenze&menu=vuoto#:~:text=Attualmente%20il%20numero%20totale%20dei,sul%20piano%20economico%20e%20organizzativo.
5. Ozawa M, Ohara T, Ninomiya T, et al. Milk and dairy consumption and risk of dementia in an elderly Japanese population: The Hisayama Study. J. Am. Geriatr. Soc. 2014, 62, 1224–123
6. de Goeij LC, van de Rest O, Feskens EJM, et al. Associations between the Intake of Different Types of Dairy and Cognitive Performance in Dutch Older Adults: The B-PROOF Study. Nutrients 2020, 12, 468.
7. Suzuki T, Kojima N, Osuka Y, et al. The Effects of Mold-Fermented Cheese on Brain-Derived Neurotrophic Factor in Community-Dwelling Older Japanese Women with Mild Cognitive Impairment: A Randomized, Controlled, Crossover Trial. J. Am. Med. Dir. Assoc. 2019, 20, 1509–1514.
8. Huang EJ, Reichardt LF. Neurotrophins: roles in neuronal development and function. Annu Rev Neurosci. 2001;24:677–736. doi: 10.1146/annurev.neuro.24.1.677.
9. Moon SM, Lee SA, Hong JH, et al. Oleamide suppresses inflammatory responses in LPS-induced RAW264.7 murine macrophages and alleviates paw edema in a carrageenan-induced inflammatory rat model. Int. Immunopharmacol. 2018, 56, 179–185
10. Ano Y, Nakayama H. Preventive Effects of Dairy Products on Dementia and the Underlying Mechanisms. Int J Mol Sci. 2018 Jun 30;19(7):1927. doi: 10.3390/ijms19071927
11. Boger DL, Henriksen SJ, Cravatt BF. Oleamide: An endogenous sleep-inducing lipid and prototypical member of a new class of biological signaling molecules. Curr. Pharm. Des. 1998, 4, 303–314.
12. Prospero-Garcia O, Amancio-Belmont O, Becerril Melendez AL, et al. Endocannabinoids and sleep. Neurosci. Biobehav. Rev. 2016, 71, 671–679.
13. Cabral GA, Griffin-Thomas L. Emerging role of the cannabinoid receptor CB2 in immune regulation: Therapeutic prospects for neuroinflammation. Expert Rev. Mol. Med. 2009, 11, e3.
14. Mecha M, Feliu A, Carrillo-Salinas FJ, et al. Endocannabinoids drive the acquisition of an alternative phenotype in microglia. Brain Behave. Immun. 2015,49, 233–245.
15. Sasaki M, Oba C, Nakamura K, et al. Milk-based culture of Penicillium camemberti and its component oleamide affect cognitive function in healthy elderly Japanese individuals: a multi-arm randomized, double-blind, placebo-controlled study. Front Nutr. 2024; 11: 1357920. doi: 10.3389/fnut.2024.1357920