Carico di malattia: quanto conta l’alimentazione
In Italia, i comportamenti alimentari scorretti nella loro globalità comportano un carico di malattia pari a 2 milioni di anni.
Caro Collega,
ho il piacere di aprire la mia collaborazione con Lattendibile su un argomento a mio parere di estrema importanza: il carico di malattia evitabile, vale a dire la misura del divario tra lo stato di salute attuale della popolazione e una situazione ideale in cui tutti vivono fino alla vecchiaia senza malattie e disabilità.
Il Global Burden of Disease è un progetto che ha avuto la nascita nel 1993 e che è oggi diventato una banca dati enorme, interattiva e consultabile tramite la quale è possibile studiare il carico di malattia attuale, i determinanti più importanti e la loro evoluzione nel tempo. Dati precisi sia sulla mortalità, che sugli esiti non fatali di determinate patologie o traumi costituiscono la base per determinare il contributo relativo dei fattori di rischio sullo stato di salute di una popolazione e per questo motivo possono essere utilizzati per definire le priorità di intervento in promozione della salute.
Sappiamo che l’alimentazione gioca un ruolo preventivo estremamente importante, ma spesso non ci rendiamo conto di quali siano i comportamenti alimentari che determinano il maggiore carico di malattia. Conoscere questo parametro è essenziale per indirizzare le scelte di pazienti e consumatori anche attraverso l’aggiornamento delle linee guida per una sana alimentazione, e, al tempo stesso, la produzione agroalimentare tramite politiche alimentari nazionali, anche mediante interventi di appianamento delle diseguaglianze sociali, o semplicemente di disponibilità all’acquisto di determinati prodotti.
Questo numero costituisce la prima tappa di un percorso che vorrei compiere insieme a te e che spero ti sia gradito: dall’approfondimento delle Linee Guida per una sana alimentazione alla sostenibilità ambientale e sociale della dieta, all’educazione alimentare dei consumatori anche attraverso l’etichettatura dei prodotti. Lo scopo è fornirti materiale sempre aggiornato su argomenti chiave per la salute pubblica.
Buona lettura,
Andrea Ghiselli
- Presidente della commissione per la revisione delle Linee Guida per una sana alimentazione 2018,
- Presidente della Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione.
- Per lunghi anni ricercatore dell’Istituto Nazionale della Nutrizione
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L’ultimo rapporto [1] del Global Burden of Diseases (GBD), da una parte offre un quadro abbastanza confortante sull’andamento della salute dell’uomo sull’intero pianeta, ma dall’altra solleva alcune questioni critiche e sulle quali indirizzare le politiche sanitarie dei prossimi anni. La salute sta indubbiamente migliorando, costantemente e sensibilmente un po’ ovunque nel mondo: solo nell’ultimo ventennio l’aspettativa di vita alla nascita è aumentata di oltre 6 anni (i 67 anni del 2000 sono oggi 73,5).
Le cattive notizie riguardano però il fatto che questi anni guadagnati li vivremo in buona parte in cattive condizioni di salute, almeno per quanto riguarda i Paesi ad alto reddito. L’allungamento dell’aspettativa di vita, infatti, dipende quasi esclusivamente dal crollo della mortalità infantile e delle malattie infettive, oltre che dal miglioramento della diagnostica e della terapia delle malattie croniche, ma la fascia di vita sana è aumentata solo di poco.
Ed è qui che dobbiamo agire con urgenza per aggiungere anni di vita in buona salute, non solo anni di vita.
Vivere in precarie condizioni di salute infatti non è solo sofferenza del singolo, ma costi sociali, lavorativi e farmacologici enormi.
Probabilmente perché partito in peggiori condizioni, il nostro Paese è uno di quelli che ha aumentato moltissimo l’aspettativa di vita negli ultimi anni. Dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi, vuoi per le condizioni di estrema miseria che ci costringevano al sedicesimo posto in quanto ad aspettativa di vita alla nascita, il costante miglioramento delle condizioni ci ha portato a condividere con il Giappone i primi posti al mondo. L’aspettativa di vita in Italia è cresciuta al ritmo costante di 2,5 mesi ogni anno [2], ed ha raggiunto gli 83,1 anni oggi (85,3 per le donne e 80,8 per i maschi).
Global Burden of Disease
IL Global Burden of Disease può essere tradotto in italiano con “carico globale di malattia” ed è una valutazione dell’impatto di differenti patologie, infortuni e fattori di rischio sulla salute della popolazione di tutti i Paesi del mondo, con l’obiettivo di fornire informazioni preziose ai decisori politici in termini di sanità pubblica. È il più grande progetto epidemiologico attuale, iniziato nel 1990 in collaborazione con OMS e Banca Mondiale e Il GBD e coordinato da IHME (http://www.healthdata.org).
Coinvolge 5.647 collaboratori in 152 nazioni e territori, provenienti da più di 1.100 università, centri di ricerca e agenzie governative. Lo studio del 2019 analizza 286 cause di morte, 369 malattie e lesioni e 87 fattori di rischio in 204 Paesi e territori e coinvolge più di 1800 ricercatori di tutto il mondo.
Aspettativa di vita e aspettativa di vita sana
Il problema emergente tuttavia è che il tempo che trascorreremo in cattive condizioni di salute non si è modificato di molto ed è rimasto sostanzialmente quello di 20 anni fa (11,1 anni nel 2000 e 10,4 anni oggi).
Il carico di anni vissuti in condizioni precarie di salute si misura con un parametro introdotto proprio dal primo GBD study [3], i DALYs, una misura integrativa che permette una stima a livello epidemiologico della quantità di cattiva salute che si verifica nell’arco della vita a causa di malattia, incidenti, o lesioni. Questo rappresenta un requisito fondamentale per la valutazione del rapporto costo-efficacia degli interventi sanitari, che per la stima complessiva del carico di malattia (morte prematura e disabilità) attribuibile a patologie e lesioni specifiche. È stato in questo modo possibile valutare il peso della disabilità per ogni condizione; ciò permette una migliore identificazione dei fattori di rischio e una previsione di quanto comporterebbe, in termini di salute pubblica, la correzione dei comportamenti a rischio.
Queste valutazioni costituiscono quindi la base per le campagne di educazione alla salute e, in ambito nutrizionale, per lo sviluppo di linee guida basate sugli alimenti, argomento che tratteremo nel numero di aprile de “Lattendibile”.
La mortalità generale si è abbassata ed è quindi la disabilità ad occupare una quota sempre più ampia del carico globale di malattie, se pensiamo che rappresentava il 20% del carico totale nel 1990 mentre oggi equivale a più di un terzo (34%).
Negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito a livello globale ad aumenti particolarmente importanti e preoccupanti (oltre lo 0,5% all’anno a livello globale) di esposizione a diversi rischi assolutamente prevenibili, come obesità, iperglicemia, uso di bevande alcoliche e droghe, che contribuiscono pesantemente al carico di malattia ed evidenziano la necessità di aumentare l’impegno per la salute pubblica.
DALYs è acronimo di Disability Adjusted LifeYears, cioè un sistema di misura che combina gli anni persi per mortalità prematura (YLL: Years of Life Lost) rispetto all’aspettativa di vita e gli anni vissuti con situazioni di malattia di breve o lunga durata (YLD: Years Lived with Disability): si attribuisce quindi un quoziente di disabilità ad ogni anno di vita, permettendo quindi la misura del tempo vissuto in condizioni di cattiva salute. Ogni persona nasce con un certo numero di anni di vita da trascorrere potenzialmente in ottima salute, ma può perdere questi anni di vita in buona salute convivendo con una malattia e/o morendo prima dell’aspettativa di vita di riferimento. Queste perdite in anni di vita in buona salute sono esattamente ciò che viene misurato dai DALYs.
Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione
Bibliografia
1) Collaborators, G.B.D.D., Global age-sex-specific fertility, mortality, healthy life expectancy (HALE), and population estimates in 204 countries and territories, 1950-2019: a comprehensive demographic analysis for the Global Burden of Disease Study 2019. Lancet, 2020. 396(10258): p. 1160-1203.
2) Health, Life Expectancy at birth. 2021, Available online: https://data.oecd.org/healthstat/life-expectancy-at-birth.htm
3) Murray, C.J., A.D. Lopez, and D.T. Jamison, The global burden of disease in 1990: summary results, sensitivity analysis and future directions. Bull World Health Organ, 1994. 72(3): p. 495-509.
4) 1st Italian Obesity Barometer Report, in obesity Monitor. 2019.
5) Leclercq, C., et al., The Italian National Food Consumption Survey INRAN-SCAI 2005-06: main results in terms of food consumption. Public Health Nutr, 2009. 12(12): p. 2504-32.
6) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of type 2 diabetes mellitus: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Eur J Epidemiol, 2017. 32(5): p. 363-375.
7) Schwingshackl, L., et al., Food Groups and Risk of Hypertension: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Prospective Studies. Adv Nutr, 2017. 8(6): p. 793-803.
8) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of colorectal cancer. Int J Cancer, 2018. 142(9): p. 1748-1758.
9) Schwingshackl, L., et al., Food groups and risk of all-cause mortality: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Am J Clin Nutr, 2017. 105(6): p. 1462-1473.
10) Bechthold, A., et al., Food groups and risk of coronary heart disease, stroke and heart failure: A systematic review and dose-response meta-analysis of prospective studies. Crit Rev Food Sci Nutr, 2019. 59(7): p. 1071-1090.
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In Italia, i comportamenti alimentari scorretti nella loro globalità comportano un carico di malattia pari a 2 milioni di anni. Proprio come il fumo di tabacco, a riprova di quanto l’alimentazione odierna incida sulla salute.