Spesso il latte (e i prodotti che ne derivano) è indicato come uno degli alimenti a maggiore impatto ambientale, ma questo non corrisponde alla realtà. Ecco perchè, al contrario, il latte è un alimento sostenibile.

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Gli alimenti di provenienza animale hanno una composizione e una qualità/quantità di nutrienti spesso irraggiungibile nei prodotti vegetali e tra questi i prodotti lattiero caseari sono sicuramente alleati di salute e ambiente.

Il latte è sostenibile? Ecco perchè

Anzi, il latte è un alimento emblematico proprio in tema di sostenibilità: perdente certamente, come tutti i prodotti animali, se consideriamo solamente il dominio ambientale, ma vincente se esaminiamo gli altri domini della sostenibilità. È infatti un alimento dotato di una eccezionale densità di macro e micronutrienti (proteine, grassi, carboidrati, calcio, fosforo, potassio, magnesio, iodio, vitamine del gruppo B) insieme a un moderato apporto di calorie, soprattutto nelle versioni scremate e quindi ad altissima densità nutritiva. Basta poco latte per contribuire in maniera significativa al raggiungimento dei fabbisogni, senza pesare troppo sull’intake calorico giornaliero.

La densità nutrizionale degli alimenti si misura attraverso un algoritmo che valuta la presenza per la valutazione dell’indice nutrizionale di alimenti e gruppi di alimenti[9] che tiene conto della presenza dei nutrienti “salutari”, vale a dire quei nutrienti di cui dobbiamo aumentare il consumo (proteine, fibra, vitamina A, vitamina C, vitamina E, calcio, ferro, potassio, magnesio) e di quei nutrienti che invece dobbiamo ridurre per una dieta sana (grassi saturi,  zuccheri liberi e sodio). Il risultato, corretto per l’energia, dà una valutazione della densità nutrizionale di un alimento: maggiore sarà il numero, maggiore sarà la valenza nutrizionale.

In Tabella 2 è riportata la densità nutrizionale di differenti alimenti e gruppi di alimenti. Come si può vedere, il valore nutritivo del latte è molto elevato sia quando considerato per porzione che per apporto di energia. Ovviamente nei prodotti a base latte, ma con aggiunte di ingredienti come zucchero o sale, il valore scende fino a diventare negativo nei dessert a base latte.

Se poi vediamo la densità nutrizionale in relazione al costo, ci si rende conto che il latte è l’alimento più ricco di nutrienti e a minore costo. Si tratta quindi di un alimento ad elevato valore nutritivo, dal basso costo che soddisfa quindi le esigenze di salute, con impatto ambientale contenuto e costo accessibile a gran parte della popolazione. Come nelle Linee Guida degli Stati Uniti che abbiamo esaminato nel numero scorso de Lattendibile, la quantità suggerita di latte (o equivalenti) è compresa in un range tra 0 per la popolazione vegana a 500 grammi al giorno, proprio in virtù dell’alta densità di nutrienti e degli effetti protettivi su malattie cardiovascolari, peso corporeo, ipertensione e diabete.

Oltre i 500 grammi al giorno non si ravvisano ulteriori effetti protettivi, per cui oltre tale livello l’effetto sul dominio ambiente prevarrebbe rispetto al dominio salute.

Concludendo…

Il settore agricolo influenza ed è a sua volta influenzato dalla salute in maniera diretta e indiretta. Direttamente attraverso la quantità e qualità del consumo di alimenti. Un consumo adeguato di cibo fornisce i nutrienti e i componenti alimentari necessari che gli esseri umani richiedono per una crescita e uno sviluppo sani necessari alla produttività quotidiana.

Una buona salute consente alle persone di ottimizzare tali nutrienti attraverso l’appetito, la digestione e il metabolismo e di contribuire all’agricoltura in termini di produttività e una serie di importanti servizi ecosistemici. L’aumento della produzione di alimenti a bassa densità di nutrienti e ad alto contenuto calorico sta contribuendo al carico di malnutrizione sia per difetto di nutrienti che per eccesso di peso. Ma anche lo stato di salute e lo sviluppo economico e sostenibilità ambientale sono indirettamente influenzati dagli effetti sull’occupazione, sul reddito e sulla prosperità economica, effetti positivi perché consentono alle persone uno stile di vita più sano, una maggiore capacità di spesa sanitaria.

Le diete caratterizzate da un elevato contenuto di alimenti vegetali e da un limitato contenuto di prodotti di origine animale, carni e carni trasformate, hanno un minore impatto sull’ambiente, e sulla salute rispetto alle diete più ricche di prodotti di origine animale. A parte la qualità del cibo introdotto è altrettanto importante considerare gli scarti e gli sprechi, sia in termini di alimenti che vengono buttati, sia in termini di calorie introdotte in maniera eccessiva.

La Dieta Mediterranea è uno stile di vita improntato alla frugalità alimentare con una preponderanza di prodotti vegetali (frutta fresca, ortaggi, verdure, legumi, cereali, frutta secca, olio d’oliva), che però non rinuncia a quelle quote di prodotti animali necessarie, senza eccedere, a coprire le inevitabili carenze di un modello completamente vegetale, e con un apporto energetico mai eccessivo rispetto al fabbisogno e ad un’adeguata attività fisica.

La dieta mediterranea è quindi un perfetto esempio di modello alimentare sostenibile, anzi forse il più sostenibile, per l’ambiente e per la salute. È stato calcolato [11] che la sola ottimizzazione qualitativa delle abitudini alimentari degli italiani, vale a dire il miglioramento della qualità della dieta, lasciando inalterato l’apporto calorico complessivo, comporterebbe un dimezzamento dell’impronta di carbonio (mediamente un risparmio di circa 800 grammi al giorno di CO2 Eq. per persona al giorno).

In Italia un adulto su due è in eccedenza ponderale, e ogni chilo di grasso corporeo corrisponde a circa 7600 kcal consumate oltre il fabbisogno. L’adeguamento delle calorie al fabbisogno energetico quindi comporterebbe un risparmio di emissioni di anidride carbonica enorme, oltre che ovviamente di salute. Per fare 1000 kcal di alimenti consumati in una dieta occidentale vengono prodotti circa 2,2 kg di CO2 negli Stati Uniti [12] o 1,6 in Italia [11].

Moltiplicando questi valori per ogni chilo di grasso in più per persona si avrebbe un risparmio enorme di gas clima alteranti e un risparmio enorme di malattie croniche. Il modello alimentare mediterraneo, con il suo alto apporto di frutta, vegetali, cereali integrali e legumi, oltre ad avere un minore impatto sull’ambiente e a fornire una gran quantità di nutrienti in poche calorie, è in grado di influire sulla sazietà riducendo così l’apporto calorico quotidiano con ricadute enormi dal punto di vista della salute dell’uomo, dell’ambiente e, non ultimo, anche del portafoglio.

Per il DOWNLOAD DELLE FIGURE e DELLE TABELLE clicca qui

Autore: PROF. ANDREA GHISELLI, Medico Internista, Presidente SISA – Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione

 

Bibliografia

  1. Report of the United Nations conference on the human environment. Stockholm, 5-16 June 1972. November 1973. Available at http://www.un-documents.net/aconf48-14r1.pdf
  2. Report of the World Commission on Environment and Development: Our common future. . Available at https://www.are.admin.ch/dam/are/it/dokumente/nachhaltige_entwicklung/dokumente/bericht/our_common_futurebrundtlandreport1987.pdf
  3. Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development. Resolution 70/1 2015, Available online: http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/1&Lang=E
  4. CREA – Centro di ricerca Alimenti e la nutrizione. Linee Guida per una sana alimentazione. Revisione 2018. 4th Revision. December 2019. Available at https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-per-una-sana-alimentazione-2018
  5. IPCC, Climate Change 2014: Synthesis Report. Contribution of Working Groups I, II and III to the Fifth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change in Core Writing Team, Pachauri, R.K. and a.L.A. Meyer, Editors. 2014, IPCC: Geneva, Switzerland. p. 151.
  6. WHO. Double-duty actions for nutrition: policy brief. Geneva, World Health Organization, 2017. Available at https://apps.who.int/iris/rest/bitstreams/1084413/retrieve
  7. von Koerber, K., N. Bader, and C. Leitzmann, Wholesome Nutrition: an example for a sustainable diet. Proceedings of the Nutrition Society, 2017. 76(1): p. 34-41.
  8. Willett, W., et al., Food in the Anthropocene: the EAT-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. Lancet, 2019. 393(10170): p. 447-492.
  9. Drewnowski, A., The Nutrient Rich Foods Index helps to identify healthy, affordable foods. The American journal of clinical nutrition, 2010. 91 4: p. 1095S-1101S.
  10. Seves, S.M., et al., Are more environmentally sustainable diets with less meat and dairy nutritionally adequate? Public Health Nutrition, 2017. 20(11): p. 2050-2062.
  11. Ferrari, M., et al., Could Dietary Goals and Climate Change Mitigation Be Achieved Through Optimized Diet? The Experience of Modeling the National Food Consumption Data in Italy. Frontiers in Nutrition, 2020. 7(48).
  12. Rose, D., et al., Carbon footprint of self-selected US diets: nutritional, demographic, and behavioral correlates. Am J Clin Nutr, 2019. 109(3): p. 526-534.

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