Alimentazione: combattere l’ipertensione a tavola
“Ipertensione: fuori controllo e alla conquista del mondo”. Questo il titolo di un editoriale pubblicato qualche mese fa su The Lancet 1, che ben rende l’idea di quanto serio e vasto sia il problema rappresentato da questa “malattia silente”, diffusa a tal punto che nei paesi industrializzati il rischio individuale di sviluppare ipertensione durante il corso della vita è ben del 90%.
Un tema, quindi, di cui parlare, dal momento che l’ipertensione rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e renali e si stima che ad essa possano essere attribuite circa 7 milioni di morti all’anno nel mondo 2.
L’aumento della pressione arteriosa dipende da fattori ambientali, fattori genetici e da una interazione fra di essi.
Fra i primi, l’alimentazione riveste un ruolo molto importante. Di questa, e degli approcci dietetici per la prevenzione ed il trattamento dell’ipertensione, si è occupato in modo specifico un documento pubblicato da Hypertension, giornale dell’American Heart Association (la Società Americana di Cardiologia) 3.
Come si legge in tale pubblicazione, le modifiche dietetiche che possono ridurre efficacemente la pressione sanguigna comprendono: la perdita di peso nelle persone sovrappeso o obese (infatti il peso è direttamente associato con la pressione arteriosa); un ridotto apporto di sale (la cui risposta, in termini di riduzioni pressoria, può essere diversa da un individuo all’altro); la moderazione nel consumo di alcool in coloro che hanno l’abitudine di bere alcoolici; l’ aumentato apporto di potassio (di cui sono ricchi frutta e verdura); l’adesione ad un piano alimentare improntato alla dieta “DASH” – da Dietary Approaches to Stop Hypertension.
A proposito di questa, particolarmente significativo è risultato uno studio randomizzato controllato pubblicato dal New England Journal of Medicine 4 in cui si sono confrontati gli effetti sulla pressione sanguigna di tre diversi regimi alimentari che avevano simile apporto di sodio ma differente composizione.
In questa ricerca, i partecipanti (459 adulti), dopo aver seguito per tre settimane una dieta di controllo (con bassi apporti di frutta, verdura e prodotti lattiero caseari e con un contenuto di grassi simile a quello della dieta media statunitense), sono stati divisi in tre gruppi, il primo dei quali ha continuato a seguire questo stesso regime per altre otto settimane mentre gli altri sono stati trattati, rispettivamente, con una dieta ricca in frutta e verdura oppure una dieta ricca, oltre che di frutta e verdura, di prodotti lattiero caseari a basso contenuto di grassi (presenti in quantità pari a 2/3 porzioni al giorno).
Questo piano alimentare includeva anche cereali integrali, pollame, pesce, frutta secca a guscio e limitava l’apporto di grassi, carni rosse,dolci e bevande zuccherate (e quindi di grassi totali, acidi grassi saturi e colesterolo).
Sia questa dieta (che ha poi preso il nome “DASH”) sia quella ad elevato contenuto di frutta e verdura hanno portato, già entro le prime due settimane, ad una zienti ipertesi; nei soggetti con una ipertensione lieve i risultati erano simili a quelli ottenibili con il trattamento farmacologico.
Gli autori dello studio concludevano che “la dieta DASH potrebbe essere una efficace alternativa ai farmaci per il controllo della pressione nelle persone con una ipertensione lieve, ed utile per posticipare l’inizio della terapia farmacologica. Inoltre, l’adozione della dieta DASH potrebbe contribuire ad abbassare la pressione nell’intera popolazione, riducendo così il rischio di ipertensione e delle sue complicanze cardiovascolari”.
Ci sono evidenze che suggeriscono che anche altri fattori alimentari, quali la fibra, il calcio, le diete a basso indice glicemico, gli acidi grassi omega 3 e i monoinsaturi, la vitamina C, le proteine di origine vegetale, possano essi pure contribuire al controllo della pressione arteriosa, ma il loro ruolo resta ancora da chiarire.
Di alimentazione e dei fattori legati allo stile di vita che possono aiutare a ridurre la pressione sanguigna – o il rischio cardiovascolare – si parla anche nelle nuove linee guida europee per il trattamento dell’ipertensione arteriosa, redatte dalla Società Europea dell’Ipertensione e dalla Società Europea di Cardiologia 5, nelle quali, fra i fattori non dietetici, si sottolinea in particolare l’importante ruolo della sospensione del fumo e dell’esercizio fisico.
In conclusione, l’ottimizzazione degli stili di vita si rivela ancora una volta uno strumento prezioso e questo vale per tutti, compresi i bambini e gli adolescenti, infatti elevati livelli pressori si possono manifestare già nelle prime decadi di vita. Lo conferma, fra gli altri, uno studio italiano, pubblicato dal Journal of Hypertension, che ha coinvolto circa 2400 bambini di età compresa fra 6 e 11 anni 6. In questa ricerca è risultato che il 5.4% delle femmine ed il 3.1% dei maschi è “iperteso”, con una percentuale significativamente maggiore fra i bambini sovrappeso. Infatti, se fra i normopeso gli “ipertesi” erano il 2%, nei bambini obesi questa percentuale saliva al 20%.
È quindi importante prestare grande attenzione ai valori pressori anche nei bambini. Ma cosa si può fare per mantenere tali valori sotto controllo e qual è il ruolo dei prodotti lattiero caseari?
Il “commento autorevole”
Dottor Gianvincenzo Barba (Ricercatore dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino)
“L’aumento della prevalenza di sovrappeso e obesità nella popolazione pediatrica, l’epidemia di obesità di cui sentiamo spesso parlare oggi, espone i bambini sempre più al rischio di elevati valori pressori e quindi di sviluppo di ipertensione arteriosa in età adulta.
La prevenzione che deve essere effettuata è soprattutto nutrizionale: controllo del peso corporeo, riduzione dell’apporto di sale con la dieta e aumento di quello del potassio. In questo contesto è ipotizzabile un ruolo anche per il calcio: alcuni studi suggeriscono infatti l’esistenza di una associazione inversa fra consumo di prodotti lattiero caseari e pressione arteriosa.
Se l’eventuale effetto favorevole sulla pressione arteriosa dipenda dal calcio o dall’alimento in sé è ancora poco chiaro. Il latte, per esempio, potrebbe avere queste proprietà in virtù della propria composizione: povero in sodio, ricco in calcio e potassio, e in molecole bioattive come i peptidi ad azione vasodilatatrice la cui efficacia antiipertensiva è oggetto di numerose ricerche.
Garantire un adeguato intake di calcio rappresenta un serio problema nutrizionale ai nostri giorni, anche, paradossalmente, nelle nazioni ad elevato standard socio-economico. Si assume infatti di solito meno calcio di quanto si dovrebbe.
In questa ottica, aumentare il consumo di latte e derivati può essere utile ai fini di un adeguato controllo pressorio ma l’obiettivo principale sarà quello di favorire l’adeguatezza nutrizionale alla dieta, soprattutto nelle fasi della crescita e dello sviluppo.
Un bambino riesce a coprire circa il 60% del proprio fabbisogno giornaliero di calcio consumando una tazza di latte, un cucchiaio di parmigiano grattugiato e un vasetto di yogurt. Il rimanente 40% può essere facilmente ottenuto mediante altri alimenti, abitualmente meno ricchi in calcio rispetto a latte e derivati, e naturalmente dall’acqua, spesso sottovalutata come fonte di questo minerale.
L’uso dei prodotti magri, come il latte parzialmente o totalmente scremato, non modifica l’apporto di calcio dall’alimento ma solo quello dei grassi (e quindi delle calorie consumate e della quota di grassi animali saturi) rappresentando un’utile alternativa in presenza di specifiche limitazioni all’uso del prodotto intero.”
Bibliografia
1) Hypertension: uncontrolled and conquering the world. The Lancet, Volume 370, Issue 9587, Pages 539-539. The Lancet
2) WHO World Health Report, 2002
3) Dietary Approaches to Prevent and Treat Hypertension. A Scientific Statement From the American Heart Association Hypertension. 2006;47:296-308
4) Appel LJ, Moore TJ, Obarzanek E, Vollmer WM, Svetkey LP, Sacks FM, Bray GA, Vogt TM, Cutler JA, Windhauser MM, Lin PH, Karanja N. A clinical trial of the effects of dietary patterns on blood pressure: DASH Collaborative Research Group. N Engl J Med. 1997; 336: 1117–1124.
5) 2007 Guidelines for the Management of Arterial Hypertension. European Heart Journal. doi:10.1093/eurheartj/ehm236
6) Genovesi S, Giussani M, Pieruzzi F, Vigorita F, Arcovio C, Cavuto S, Stella A. Results of blood pressure screening in a population of school-aged children in the province of Milan: role of overweight. J Hypertens. 2005 Mar;23(3):493-7.
Autore: Carla Favaro