Il latte fa bene al cuore?

Allo scopo di approfondire la possibile relazione esistente tra consumi di latte e derivati e rischio cardiovascolare, un gruppo di ricercatori della Wageningen University (Olanda) ha condotto una metanalisi sui dati di 17 studi prospettici di coorte.

In 4 degli studi analizzati è emersa una modesta riduzione del rischio cardiovascolare in relazione al consumo di 200 ml di latte al giorno. Nessuna correlazione significativa è stata, invece, osservata tra i consumi di latte e malattia coronarica (considerata in 6 studi), o nei confronti dell’ictus (considerato in 6 studi), o della mortalità totale (considerata in 8 studi).

Il contenuto di grassi dei prodotti lattiero caseari consumati (da latte intero o scremato) non influenzava il rischio di malattia coronarica (l’unica per la quale è stata possibile l’analisi statistica).

Queste evidenze, seppure basate su numeri limitati, suggeriscono che il consumo di latte non solo non si associa alla mortalità ma potrebbe addirittura avere implicazioni positive verso il rischio cardiovascolare globale, un effetto che, secondo l’ipotesi fatta dagli autori, potrebbe essere mediato da un potenziale effetto positivo sulla pressione arteriosa.

UN COMPONENTE DEL LATTE POTREBBE PROTEGGERE DAL DIABETE

Un gruppo di ricercatori della Harvard School of Public Health di Boston ha esaminato i dati di più di 3700 adulti partecipanti ad uno studio (Cardiovascular Health Study) durato circa 20 anni, che aveva lo scopo di valutare i fattori di rischio di malattie cardiovascolari negli anziani.

Utilizzando i campioni di sangue stoccati nel 1992, sono stati valutati i livelli di acidi grassi circolanti (compreso il trans-palmitoleico, che non viene prodotto dall’organismo umano ma deriva prevalentemente dal consumo di latte e suoi derivati) ed i fattori di rischio metabolico dei partecipanti che sono stati seguiti relativamente allo sviluppo di diabete di tipo 2. Si è osservato che coloro che in un questionario compilato tre anni prima avevano dichiarato di avere i consumi più elevati di prodotti caseari da latte intero, presentavano i livelli maggiori di acido transpalmitoleico nel sangue. Durante il follow up, i soggetti che avevano i livelli più elevati di acido trans-palmitoleico nel sangue, mostravano un rischio d’insorgenza di diabete di circa il 60% inferiore rispetto a quelli che avevano i livelli più bassi.

Questi risultati, davvero significativi, potrebbero spiegare i benefici metabolici precedentemente osservati in relazione al consumo di prodotti lattiero caseari.

Tuttavia sono necessari ulteriori studi anche per capire se l’acido transpalmitoleico sia davvero il composto attivo responsabile della associazione osservata.

Bibliografia
Soedamah-Muthu SS, Ding EL, Al-Delaimy WK, Hu FB, Engberink MF, Willett WC, Geleijnse JM. Milk and dairy consumption and incidence of cardiovascular diseases and all-cause mortality: dose-response meta -analysis of prospective cohort studies. Am J Clin
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Mozaffarian D, Cao H, King IB, Lemaitre RN, Song X, Siscovick DS, Hotamisligil GS. Trans-palmitoleic acid, metabolic risk factors, and new-onset diabetes in U.S. adults: a cohort study. Ann Intern Med. 2010 Dec 21;153(12):790-9.


Autore: Carla Favaro

Comitato scientifico