Miti e verità sul latte: gli effetti protettivi del latte e dei derivati
MITO
Il latte veicola grassi animali, che sono un fattore favorente tutte le patologie cardiovascolari.
VERITÀ
IL CONSUMO DI LATTE E LATTICINI HA UN EFFETTO PROTETTIVO NEI CONFRONTI DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI.
In primo luogo i grassi animali non sono affatto un fattore favorente le patologie cardiovascolari, caso mai è un loro eccesso ad essere dannoso.
Ma tanto meno i grassi del latte, come dimostrano recenti meta-analisi nelle quali risulta chiaro che non solo il consumo di latticini non è associato a rischio cardiovascolare, ma anzi, è associato ad una protezione cardiovascolare[5]. Ma anche ipertensione e diabete [6,7], patologie a sé stanti, ma concorrenti al danno cardiovascolare, risentono favorevolmente del consumo di latticini.
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MITO
Bevendo il latte vaccino si ingeriscono anche sostanze inquinanti presenti nei mangimi e sostanze somministrate agli animali per evitare le infezioni mammarie provocate dalla produzione di decine di litri di latte al giorno.
VERITÀ
LATTE, YOGURT, FORMAGGI E BURRO SONO COSTANTEMENTE CONTROLLATI E ASSOLUTAMENTE SICURI.
erbicidi e pesticidi devono essere usati in precise quantità e lontano dalla raccolta dei foraggi. il latte degli animali sottoposti a terapie farmacologiche non può entrare nel circuito alimentare.
Un buon latte non può certo prescindere dallo stato di salute della vacca e, come per gli esseri umani, anche l’animale ha bisogno di un’alimentazione corretta e bilanciata.
Che sia granella di mais o fieno, entrambi provengono da terreni trattati con fitofarmaci autorizzati e nei limiti previsti dalla normativa comunitaria. I residui, inoltre, vengono verificati prima che il foraggio sia destinato all’alimentazione.
Non si usano farmaci per prevenire malattie, ma per curarle. Anche gli animali, infatti, possono ammalarsi. In questo caso le terapie a cui sono sottoposti vengono riportate dal veterinario aziendale su uno specifico registro e si deve rispettare un periodo di sospensione prima che l’animale possa essere reintrodotto nel ciclo produttivo.
Senza dimenticare che la presenza di un antibiotico nel latte farebbe fallire il processo di caseificazione.
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MITO
il consumo di latte AUMENTA IL rischio di tumore della prostata e dell’ovaio.
VERITÀ
IL CONSUMO DI LATTE NON AUMENTA IL RISCHIO DI TUMORI DI NESSUN TIPO.
Il rapporto del World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research [8], che è il più aggiornato e completo documento di consenso della comunità scientifica mondiale su alimentazione e rischio di cancro, non evidenzia alcun legame tra consumo di prodotti lattiero-caseari e cancro dell’ovaio (Fig. 1).
Più in generale, secondo il rapporto, non esiste nessuna evidenza convincente (Grado 1) di associazione tra latticini e cancro, ma solamente alcune probabilità (evidenza di Grado 2).
Il Panel di esperti afferma infatti che i prodotti lattiero-caseari “probabilmente” esercitano un effetto protettivo nel cancro del colone che altrettanto probabilmente una dieta troppo ricca di calcio (oltre 1500 mg al giorno, pari ad un consumo di 1,25 litri di latte al giorno) sarebbe associata ad aumentato rischio di cancro della prostata. Quindi un probabile (non certo) rischio di cancro alla prostata è descritto solamente per consumi di latte superiori a un litro al giorno, mentre nessun rischio è descritto per i consumi raccomandati di 2-3 porzioni al giorno. A questi livelli c’è invece una probabile protezione.
Quindi non solo il latte non risulta coinvolto nel rischio del cancro dell’ovaio, ma è coinvolto nella protezione del cancro del colon, cancro che dopo quello della mammella, è il secondo in Europa in quanto a incidenza [9].
Non è quindi corretto attribuire al latte un certo rischio di cancro, non considerando l’azione esercitata nella protezione.
Fig. 1
Consumo di prodotti lattiero-caseari e rischio di cancro, tratto da [8]
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MITO
IL latte vaccino NON è UNA FONTE VALIDA DI vitamina B12 perché NE CONTIENE NATURALMENTE POCA.
VERITÀ
La vitamina B12 è presente naturalmente nel latte e può contribuire in maniera cospicua alla copertura dei fabbisogni vitaminici SOPRATTUTTO di chi non consuma altri alimenti di origine animale.
La vitamina B12 non viene sintetizzata dalle piante o dagli animali, ma dai batteri presenti nel microbiota intestinale. Per essere assorbita deve legarsi al fattore intrinseco, di provenienza gastrica.
Nessun animale monogastrico può quindi assorbire la vitamina B12 sintetizzata dal microbiota intestinale, a meno che non pratichi la coprofagia.
Nel caso dei ruminanti, invece, la situazione è diversa. I batteri presenti nel rumine, infatti, producono vitamina B12 (così come altre vitamine del gruppo B) e quando il materiale fermentato e i batteri vengono digeriti dall’abomaso, il vero stomaco, la vitamina B12 viene liberata e assorbita dall’animale.
Basta che nel mangime ci siano sufficienti quantità di cobalto, che è l’elemento costitutivo della vitamina B12, altrimenti chiamata infatti cobalamina. Che il cobalto si trovi naturalmente o meno nell’erba che la mucca bruca “in una visione tipicamente bucolica”, o nel mangime poco importa: il risultato è che il latte vaccino contiene naturalmente vitamina B12 e non in quantità basse, ma in quantità tali da rappresentare un terzo dell’apporto complessivo giornaliero di vitamina B12 di un onnivoro [4]. Proviamo ad immaginare il ruolo dei prodotti lattiero-caseari nella dieta di chi esclude carne e pesce, che insieme rappresentano quasi gli altri due terzi (58%) [4] dell’apporto giornaliero di vitamina B12.
Non si può dire che la vitamina B12 che i vegani devono assumere sotto forma di integratori o di alimenti arricchiti sia più naturale di quella contenuta nel latte.
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MITO
Numerosi studi riconosciuti a livello mondiale sostengono la pericolosità del consumo di latte e prodotti derivati.
VERITÀ
non ESISTONO studi riconosciuti a livello mondiale a sostegno di questa dichiarazione.
In totale mancanza di letteratura scientifica attendibile, e contando sull’ovvia impreparazione di lettori “non addetti ai lavori”, ultimamente è di moda ripiegare su una pagina del sito della Harvard School of Public Health di Boston. Su questa pagina, a seguito di studi di epidemiologia nutrizionale, i ricercatori esprimerebbero una posizione decisamente contraria al consumo di latte.
Ma, ovviamente, non è vero. Contrariamente a quanto asserito, la posizione non è affatto “decisamente contraria”, ma mette solamente in guardia dal consumo eccessivo. Vediamo cosa dice: “While calcium and dairy can lower the risk of osteoporosis and colon cancer, high intake can increase the risk of prostate cancer and possibly ovarian cancer”.
In pratica dice: mentre il giusto ti fa bene, il troppo può far male. Ma le quantità di latte consigliate dalle Linee Guida statunitensi sono circa il triplo di quelle previste in Europa (750 ml al giorno).
È quindi comprensibile che si inviti alla prudenza. Che in Italia non ha senso, perché i consumi sono ben al di sotto di quelli raccomandati!
Autore: ANDREA GHISELLI
BIBLIOGRAFIA
1. Cavalli Sforza, L. and F. Cavalli Sforza, Evoluzione genetica e culturale, in Treccani.it2010.
2. Cavalli Sforza, L. and F. Cavalli Sforza, Chi siamo: la storia della diversità umana. 1993, Milano: Saggi Mondadori.
3. Fenton, T.R. and A.W. Lyon, Milk and acid-base balance: proposed hypothesis versus scientific evidence. J Am Coll Nutr, 2011. 30(5 Suppl 1): p. 471S-5S.
4. Sette, S., et al., The third National Food Consumption Survey, INRAN-SCAI 2005-06: major dietary sources of nutrients in Italy. Int J Food Sci Nutr, 2013. 64(8): p. 1014-21.
5. Soedamah-Muthu, S.S., et al., Milk and dairy consumption and incidence of cardiovascular diseases and all-cause mortality: dose-response meta-analysis of prospective cohort studies. Am J Clin Nutr, 2011. 93(1): p. 158-71.
6. Aune, D., et al., Dairy products and the risk of type 2 diabetes: a systematic review and dose-response meta-analysis of cohort studies. Am J Clin Nutr, 2013. 98(4): p. 1066-83.
7. Soedamah-Muthu, S.S., et al., Dairy consumption and incidence of hypertension: a dose-response meta-analysis of prospective cohort studies. Hypertension, 2012. 60(5): p. 1131-7.
8. World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research. Food, nutrition, physical activity, and the prevention of cancer: a global perspective. Washington, DC: AICR. 2007.
9. Ferlay, J., et al., Cancer incidence and mortality patterns in Europe: estimates for 40 countries in 2012. Eur J Cancer, 2013. 49(6): p. 1374-403.
10. Available from: http://www.inran.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html?alimento=&nutriente=CALCIO&categoria=tutte&quant=100&submitted1=TRUE&sendbutton=Cerca.
11. Heaney, R.P., et al., Bioavailability of the calcium in fortified soy imitation milk, with some observations on method. Am J Clin Nutr, 2000. 71(5): p. 1166-9.
12. Sampson, H.A., Update on food allergy. J Allergy Clin Immunol, 2004. 113(5): p. 805-19; quiz 820.
13. Nicklas, T.A., et al., Self-perceived lactose intolerance results in lower intakes of calcium and dairy foods and is associated with hypertension and diabetes in adults. Am J Clin Nutr, 2011. 94(1): p. 191-8.
14. Dougkas, A., et al., Associations between dairy consumption and body weight: a review of the evidence and underlying mechanisms. Nutr Res Rev, 2011: p. 1-24.
15. Wang, H., et al., Longitudinal association between dairy consumption and changes of body weight and waist circumference: the Framingham Heart Study. Int J Obes (Lond), 2013.
16. Pfeuffer, M. and J. Schrezenmeir, Milk and the metabolic syndrome. Obes Rev, 2007. 8(2): p. 109-18.